Fiumi
Per ottenere maggiori informazioni generali sui diversi itinerari di navigazione fluviale rimandiamo ai siti web delle organizzazioni e degli operatori di riferimento nella pagina Soci del nostro sito e alla pagina Link utili del nostro sito.
Per tutte le informazioni riguardanti dati tecnici, quali ponti, conche, fondali, orari di apertura, è possibile rivolgersi a Infrastrutture Venete per la parte Veneta delle vie navigabili e all’Agenzia interregionale per il Po per il percorso del Fiume Po e della Linea Fissero Tartaro Canal Bianco.
Il Fiume Sile: itinerario Laguna di Venezia- Treviso e viceversa
Il fiume Sile nasce da varie risorgive distribuite tra Casacorba di Vedelago (TV) e Torreselle di Piombino Dese (PD). Scorre con una certa sinuosità da ovest verso est e, una volta bagnato Treviso, il capoluogo della Marca Trevigiana, piega in direzione sud-est verso la laguna di Venezia. Un tempo sfociava a Portegrandi di Quarto d’Altino, ma nel 1683 la Serenissima Repubblica di Venezia ne deviò il corso tramite il canale Taglio del Sile, che ne trasferisce le acque sul vecchio letto del Piave, a sua volta deviato più ad est (per cui l’ultimo tratto viene detto anche Piave Vecchia). Sfocia nel Mar Adriatico, andando a dividere il Lido di Jesolo dal litorale del Cavallino (porto di Piave Vecchia). A Portegrandi, comunque, il vecchio corso è ancora seguito da una diramazione detta Silone, che dà accesso alla laguna di Venezia (il traffico nautico è regolato da chiuse). Il Silone procede tra le paludi ed è prolungato dal canale dei Borgognoni-canale di Burano. L’intero corso del fiume è protetto dal Parco del Fiume Sile.
- Lunghezza: 90,49 km
- Larghezza: max: 60 m
- Affluenti di destra: Piovega, Dosson, Bigonzo, Serva
- Affluenti di sinistra: Corbetta, canale di Gronda, Cerca, Botteniga, Limbraga, Storga, Melma, Nerbon, Musestre
L’itinerario fluviale parte da Treviso alla ricerca dei luoghi che hanno caratterizzato la vita dei barcari di un tempo: mulini industriali, burci abbandonati e bitte con i segni del loro duro lavoro. Lungo l’itinerario incontriamo la centrale idroelettrica di Silea, con la conca di navigazione che consente di navigare a valle del Sile. Nel caso non si riuscisse a concordare l’apertura della conca, è consigliabile navigare lungo la tratta Treviso – centrale idroelettrica in kayak e solo la parte centrale idroelettrica – Casale sul Sile in barca.
PUNTI DI INTERESSE
Treviso Attracco con banchina in cemento, nei pressi del Ponte della Gobba in centro a Treviso.
Casier Attracco con banchina in cemento in centro a Casier.
Casale sul Sile Attracco con banchina in cemento, nei pressi della Chiesa di Casale sul Sile.
L’itinerario fluviale, navigabile in questo tratto prevalentemente con la canoa, si dirama lungo lo scorrere del Sile in ambienti di raro valore naturalistico dove flora e fauna vivono in perfetto connubio trovando nella palude il loro habitat ideale. Un’area esclusiva che la popolazione trevigiana ha saputo tutelare, conservando le strutture utilizzate dalle genti del fiume: dalle cavane per il ricovero delle barche, le “patane” a fondo piatto, al casone, al mulino, alla pescheria. Ancor oggi una delle attività praticate lungo il Sile risiede nell’allevamento del pesce d’acqua dolce, evidenziato dallo storione denominato “Storione del Sile”: allevamento, pescheria e fattoria didattica per non disperdere i valori di un tempo, ma tramandarli ai più giovani.
Il secondo tratto dell’itinerario fluviale, navigabile in battello o con l’houseboat, parte dalla città di Treviso che dal XIII sec. fu Signoria, si consegnò poi alla Serenissima, fu sottomessa da Napoleone ed infine, nel 1866, divenne città del Regno d’Italia. Oggi Treviso custodisce i patrimoni e i valori di questa nobile città d’acqua della Marca. La sua storia è da sempre legata al Sile che ha costituito un’importante via di comunicazione e commerciale, ricordata a Casier nel “Cimitero dei Burci”: imponenti imbarcazioni utilizzate per trasporti pesanti sino al 1970. Storia, cultura ed gastronomia evidenziata, proprio per la natura di questo territorio pregno di risorgive e di corsi d’acqua, dal Radicchio rosso di Treviso: un prodotto esclusivo rinomato a livello internazionale. Lo scorrere lento del Sile ci porta a conoscere ulteriori paesi e località con i loro valori sino a raggiungere l’Adriatico direttamente o navigando nella Laguna di Venezia.
Il fiume Brenta: itinerario laguna di Venezia – Padova e viceversa
La Riviera del Brenta è un’area urbana della provincia di Venezia che si estende lungo le rive del Naviglio del Brenta. È l’antico alveo naturale del fiume Brenta: si dirama da quest’ultimo all’altezza di Stra e, scorrendo sostanzialmente da ovest a est, sfocia nella laguna di Venezia presso Fusina. Si tratta di una zona di elevato valore storico-paesaggistico per la presenza di numerose ville venete. Vi sono compresi i centri abitati di Stra, Fiesso d’Artico, Dolo, Mira, Oriago e Malcontenta.
In senso più ampio, per Riviera del Brenta si intende tutto l’ex mandamento di Dolo, comprendente i comuni di Campagna Lupia, Campolongo Maggiore, Camponogara, Dolo, Fiesso d’Artico, Fossò, Mira, Pianiga, Stra e Vigonovo. Rappresenta, insieme al Miranese, uno dei due comprensori dell’area centrale della provincia. Quattro dei dieci comuni sono oggi uniti nell’Unione dei Comuni – Città della Riviera del Brenta.
Ogni anno, da marzo a ottobre, si possono effettuare delle piacevolissime escursioni e minicrociere in battello, in navigazione tra le ville venete della Riviera. I battelli e motonavi panoramiche, navigano sulla Riviera del Brenta, da Padova in direzione di Venezia e viceversa, tra arte e storia, lungo le vie degli antichi burchielli veneziani del ‘700.
Il Burchiello era una tipica imbarcazione veneziana per trasporto passeggeri, con una grande cabina in legno, con tre o quattro balconi, finemente lavorata e decorata. I burchielli venivano utilizzati dai ceti veneziani più facoltosi per raggiungere dalla città le loro ville in campagna. Come un tempo, ancor oggi Il Burchiello e gli altri battelli, diventati un servizio di linea di gran turismo, ripercorrono la Riviera del Brenta da Padova a Venezia e viceversa, mentre le guide a bordo illustrano la storia, la cultura e l’arte testimoniata dalle Ville del Brenta. La navigazione viene effettuata con battelli da 50 a 120 passeggeri.
I programmi di navigazione, previsti sia per individuali che per gruppi, prevedono la navigazione da Padova verso Venezia (Padova, Stra, Dolo, Mira, Oriago, Malcontenta, Fusina, Venezia) o da Venezia verso Padova (Venezia, Fusina, Malcontenta, Oriago, Mira, Dolo, Stra, Padova) e la visita guidata di magnifiche ville venete. L’escursione consigliata di intera giornata, prevede la navigazione, la guida, la sosta e visita interna di tre ville venete e il pranzo facoltativo in un ristorante lungo la Riviera del Brenta, dove il battello attracca.
L’Idrovia Litoranea Veneta e le sue diramazioni: itinerario Venezia – Trieste e viceversa
Anticamente il sistema fluviale assunse per i traffici e le comunicazioni un’importanza almeno pari a quella dei grandi assi stradali: era una via per raggiungere agevolmente il mare. Il trasporto via acqua in alcune aree si andò così sviluppando e potenziando, come ad esempio nei grandi fiumi del nord Europa, in altre invece vide assottigliarsi la presenza di imbarcazioni, fino a perdere importanza.
Nell’area padana e nell’area veneto-friulana che si affaccia sul mare Adriatico notevole importanza venne assunta dalla via d’acqua denominata “Litoranea Veneta”: un sistema di canali e fiumi che permettevano la navigazione e il trasporto di merci dalla laguna di Venezia al golfo di Trieste, e che ebbe momenti di grande sviluppo soprattutto dall’età medioevale in poi. In quell’epoca numerosi insediamenti tra i quali Portus Gruarius (Portogruaro), Portus Tesana (Latisana), Portus Naonis (Pordenone) e Marano costituivano attivissime realtà, nonché punti d’incontro e scambio tra le genti del nord e quelle della costa.
LA LITORANEA VENETA OGGI
La Litoranea Veneta, che ha come inizio naturale la laguna di Venezia, prosegue verso il Porto del Lido e attraversando i Canali Treporti, Pordelio e Casson tocca il primo corso d’acqua che è il fiume Sile. Si immette poi nel Canale Cavetta fino a Cortellazzo dove incontra il fiume Piave. Da qui attraverso i Canali Revedoli, Largon, Commessera, dell’Orologio e Saetta e passando per Bocca Volta giunge alla laguna di Caorle dove prosegue nei Canali Nicesolo, del Morto, Baseleghe, Cavanella, dei Lovi, Lugugnana, Cava Nuova, Cava Bevazzana fino al fiume Tagliamento. Con i Canali Lovato e Pantani inizia ad attraversare la laguna di Marano e Grado: quindi i Canali Giò de Mur, Taglio Nuovo, S.Pietro di Ori, di Barbana, Tiel, per terminare il suo tragitto nel Canale Isonzato che a sua volta si immette nel fiume Isonzo. Da qui si può proseguire fino a Trieste per mare.
La Litoranea Veneta propriamente detta si snoda lungo un percorso di 109 chilometri e si diparte dalla Conca del Cavallino per terminare presso il fiume Isonzo. E’ costituita da un complesso sistema di canali che connette fra loro i fiumi Sile, Piave, Livenza, Lemene, Tagliamento, Stella e Isonzo e gli specchi d’acqua delle lagune di Venezia, Caorle e Bibione, Marano e Grado. Di fatto la litoranea permette il collegamento fra la Laguna di Venezia e quella di Marano e Grado attraverso un percorso di 134 km e fra la Laguna di Venezia e il Po per altri 60 km.
Dal punto di vista infrastrutturale questa via d’acqua è parte del Sistema Idroviario Padano e di quello del Nord-Est: Venezia-Brondolo-Po e Venezia-Padova-Este-Battaglia-Brondolo. Il sistema della Litoranea con le sue principali diramazioni navigabili rappresenta una risorsa lunga 514chilometri. In particolare, nell’ambito del territorio veneto-friulano-isontino, la classificazione delle vie navigabili, oltre alla Litoranea Veneta, riconosce le seguenti tratte:
- Pordenone: Fiumi Noncello-Meduna e Livenza
- Udine: Fiume Stella
- Latisana: Fiume Tagliamento
- Portogruaro: Fiume Lemene
- Treviso: Fiume Sile
- S. Donà di Piave : Fiume Piave
- Prolungamento da Porto Buso all’Isonzo
- Allacciamento per Aquileia e Porto Buso
L’idrovia Litoranea Veneta con le sue diramazioni rientra nel novero delle linee di Navigazione di 2^ classe. Il sistema veneto-friulano-isontino è calibrato per natanti della portata lorda di ton. 600, ma essendo in alcuni tratti degradato può essere percorso più realisticamente da natanti da 250 a 400 ton., rientrando nello standard diffuso sulle vie d’acqua navigabili europee di carattere regionale.
Il sistema idroviario è riconosciuto con legge del Parlamento Italiano e recentemente anche dall’Unione Europea. La fonte giuridica risale al Decreto Luogotenziale 31-5-1917, n. 1536, e successivamente con decreto del 4-10-1928 viene così definita: “LITORANEA VENETA – Conca del Cavallino – Porto Nogaro e suo prolungamento da Porto Buso all’Isonzo (Sdobba) per Grado e Barbana con direttivo al Porto di Monfalcone”. La legge 380/90 ha istituito il sistema idroviario padano-veneto. Il sistema idroviario denominato “Litoranea Veneta” rientra sotto la giurisdizione del Magistrato alle Acque di Venezia e in parte sotto la giurisdizione della Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia.
La Litoranea con le sue numerose diramazioni e lagune costituisce un vero e proprio sistema d’acque interne di valore interregionale in quanto ad essa sono connesse le economie delle Regioni Veneto e Friuli Venezia Giulia.
Le diramazioni della Litoranea Veneta da Caorle
- Fiume PIAVE da Cortellazzo a S.Dona’
- Fiume LIVENZA–MEDUNA–NONCELLO da Porto Santa Margherita a Pordenone
- Fiume LEMENE da Caorle a Concordia e a Portogruaro
- Fiume TAGLIAMENTO da Bevazzana a Latisana
Le diramazioni da Lignano
- Fiume STELLA da Lignano Sabbiadoro a Precenicco
- Fiume AUSSA CORNO da Marano o Porto Buso a Portogruaro
- Fiume NATISSA da Porto Buso-canale Anfora a Aquileia
Il Fiume Po: itinerari sul Fiume Po
Con i suoi 652 chilometri, il Po è il fiume più lungo d’Italia: si estende su un bacino di 71.000 chilometri quadrati, bagnando quattro regioni e attraversando tutta la Pianura Padana. Il suo corso è alimentato da 141 affluenti e torrenti minori, tocca 13 Province e 474 Comuni, interessando una popolazione di 16 milioni di persone. Il fiume nasce ai piedi del Monviso, sulle Alpi piemontesi, fino a sfociare nell’Adriatico, attraverso un ampio delta, a sua volta suddiviso in sei rami. Il Po è anche una grande attrazione per il turismo ambientale, sportivo e culturale: la sua valenza naturalistica è data da oltre 60 parchi, riserve, aree attrezzate e oasi naturali, tutti scenari ideali per percorsi in bicicletta, a cavallo e navigazione fluviale. Estremamente ricca anche l’offerta di attività indoor, grazie a oltre 30 musei, ville e centri di documentazione dedicati al fiume e agli eventi e ai personaggi ad esso legati, da Don Camillo e Peppone a Giuseppe Verdi. A livello internazionale il Po è riconosciuto come il più importante corso fluviale italiano anche alla luce degli eventi storici, sociali ed economici di cui è stato ed è tuttora teatro.
Il Po è una grande risorsa per l’economia del territorio. Ogni anno, dalle acque sotterranee vengono prelevati 5,3 miliardi di metri cubi, che diventano 25,1 per le acque superficiali. Oggi, le sue acque vengono usate a scopo civile, agricolo e industriale, e dalla sua potenza si ricava energia elettrica. Sulle sue rive si concentra oltre un terzo delle industrie e della produzione agricola italiana, così come oltre la metà del patrimonio zootecnico. Anche per questo è di fondamentale importanza garantire la sicurezza idraulica del territorio: per tale finalità opera l’AIPo (Agenzia Interregionale per il fiume Po) istituita nel 2003 ereditando le funzioni dell’ex Magistrato per il Po, sorto nel 1956. L’Agenzia si occupa della realizzazione e manutenzione delle opere di difesa idraulica (come le arginature, molte delle quali adibite anche a piste ciclopedonali), del monitoraggio, previsione e gestione dei fenomeni di piena, delle infrastrutture per la navigazione fluviale, della polizia idraulica.
Navigare il Po e il suo Delta, vero cuore della navigazione fluviale, sono lunghe autostrade naturali che assecondano l’ambiente e rispettano i suoi ritmi. L’offerta di navigazione dell’area del Po si compone di 812 km navigabili nella rete idroviaria – che risulta più estesa del fiume in quanto somma parti navigabili di fiumi e canali affluenti, 12 porti/banchine, 15 conche e 111 attracchi (3 in Piemonte, 39 in Lombardia, 36 in Emilia-Romagna, 33 in Veneto). A bordo di battelli, canoe, houseboat e bateau mouches si può osservare la natura incontaminata tra i canali del Parco del Delta, percorribili in molti punti e spesso in entrambi i sensi, senza necessità di patente. Gli oltre 20 operatori fluviali propongono diversi tipi di esperienza di navigazione sul fiume, dalle escursioni giornaliere a vere e proprie minicrociere, per gruppi o scolaresche. Su molte delle imbarcazioni che traghettano il fiume, capienti fino a 300 passeggeri, è possibile rilassarsi, praticare pesca sportiva e caricare le biciclette, scegliendo percorsi combinati in grado di soddisfare anche i più appassionati di cicloturismo fluviale.
Il Delta del Po può essere raggiunto in navigazione da Cremona, Venezia, e Mantova, con soste in diverse città fluviali come, Parma, Padova e Verona. Lungo il corso del fiume Po si trovano 8 parchi e 50 oasi naturalistiche. Ogni parco è a suo modo speciale e oltre alle diversità di fauna e ambiente è possibile percorrerlo e scoprirlo in vari modi. In navigazione, a cavallo, a piedi o in bicicletta. Le attività che si possono praticare sono tante: birdwatching, cicloturismo, trekking, navigazione e pesca solo per citarne alcune. Complessivamente ci sono 380 kmq di delta compresi nel Parco Regionale del Delta del Po dell’Emilia-Romagna e nel Parco del Delta del Veneto. Altri tre parchi si trovano in Piemonte (Parco fluviale del Po tratto cuneese, Parco fluviale del Po tratto torinese, Parco fluviale del Po tratto vercellese – alessandrino) e cinque in Lombardia (Parco Lombardo della Valle del Ticino, Parco Adda sud, Parco del Po e del Morbasco, Parco del Mincio, Parco Oglio sud).
Gli itinerari all’interno del Parco fluviale del Po torinese alternano paesaggi naturalistici di rilievo a segni della presenza umana, sia storica che contemporanea e sono suddivisi in tre grandi macro itinerari: Po dei Laghi, Po dei Re e Po delle Colline.
Nel vastissimo Parco del Ticino, compreso tra Piemonte e Lombardia, ci sono circa 780 km di percorsi ciclo-pedonali. D’interesse particolare il tratto che, da Garlasco a Pavia, ripercorre l’antica via Francigena. Più a est, l’alta concentrazione di zone umide rende il territorio mantovano luogo di habitat di particolare pregio, come è evidente dal numero di riserve e zone protette che rendono la provincia meta ideale per gli eco turisti.
Sconfinando in Emilia, il Po a Piacenza scorre attraverso una serie di parchi dove sopravvivono e vengono salvaguardate specie botaniche ormai quasi del tutto estinte, ad esempio la quercia palustre. La presenza di estese zone umide e sabbioni che richiamano numerose specie di uccelli sia stanziali che migratori: rondini di mare, fraticelli, falchi, gufi, picchi, gruccioni. Negli ultimi chilometri di fiume si snoda il Parco del Delta del Po, compreso tra le province di Rovigo del Veneto e Ferrara e Ravenna dell’Emilia-Romagna: qui la presenza di oltre 300 specie fra nidificanti, svernanti o di passo, permettono di effettuare un eccezionale turismo di nicchia, quello del birdwatching. Insieme ad alcuni mammiferi, come il “cervo delle dune” del Bosco della Mesola, costituiscono un patrimonio di fauna di elevato valore.
Per gli appassionati di cicloturismo e in particolare di cicloturismo fluviale il territorio del Po è ricco di offerte, strutture e soprattutto piste ciclabili di ogni tipo: lungo gli argini, nei paesi e nelle città del fiume si trovano percorsi più facili per i principianti e impegnativi per gli sportivi. Complessivamente ci sono circa 2.376 km di piste ciclabili in sede promiscua e 939 km di piste in sede propria. I turisti che viaggiano con la loro bicicletta possono contare sui servizi speciali di accoglienza delle 200 strutture ricettive Albergabici della FIAB. Sono tanti anche gli eventi legati allo sport della bicicletta, come le diverse manifestazioni organizzate dall’Associazione Fausto Coppi, che dal 1987 si occupa della promozione e dello sport della bicicletta nelle vallate della provincia di Cuneo. A Vercelli un circuito ad anello di 90 chilometri permette di apprezzare due ambienti molto diversi: la pianura risicola a sinistra del Po e le colline del Monferrato a destra. La città di Torino è particolarmente adatta agli amanti delle due ruote, perchè è per la maggior parte in pianura e perchè dispone di oltre 175 km di piste ciclabili. Fuori città, l’itinerario del Po dei Laghi attraversa con i suoi 41 km i centri storici di Racconigi, Carmagnola, Carignano e Moncalieri.
La Lombardia conta una serie di piste ciclabili che vanno da Pavia, Lodi, Mantova e Cremona: nell’ambito del progetto Lombardia in Bicicletta, la Regione ha realizzato una mappa che comprende oltre 1.800 km di percorsi ciclabili con l’iniziativa ‘Un Po di Bicicletta’. Il Parco del Ticino, in particolare nella zona del pavese, può essere esplorato attraverso 122 km di piste. La Provincia di Rovigo ha mappato 12 GreenWays da fare in bici, con tranquillità, senza fretta, e, pochi chilometri a sud, Ferrara è chiamata la ‘città delle biciclette ed è percorribile su due ruote dai baluardi al ghetto ebraico, fino alla lunghissima ciclopista ‘Destra del Po’, che raggiunge il mare e con i suoi 130 chilometri è una delle più lunghe al mondo.
Un tracciato di 445 chilometri da percorrere a cavallo da ovest a est, quasi un fiume parallelo che va da Casale Monferrato al Delta. L‘ippovia del Po fa parte del progetto interregionale di valorizzazione del fiume ed è il più lungo sentiero equestre italiano, un inno al viaggiare slow, per godersi dalla sella i paesaggi e i ritmi della natura. Servita da oltre 40 strutture attrezzate, tra centri ippici, maneggi, associazioni equestri e strutture ricettive con ricoveri per i cavalli e possibilità di pernottamento per i cavalieri, attraversa le principali aree naturalistiche e i parchi compresi nelle quattro regioni, intersecando le altre ippovie locali. I sentieri sono percorribili anche in bicicletta e a piedi, con luoghi di ristoro ravvicinati e punti d’informazione sulla storia locale e le attrazioni culturali e ambientali dei dintorni. Il primo tratto, di 41 chilometri, va da Racconigi a Moncalieri, per poi finire del Delta del Po, dove incrocia i percorsi ad anello attorno alle varie braccia, sede anche importanti allevamenti. Il percorso è stata inaugurato nell’agosto 2010, con un viaggio-prova di 12 giorni per testare il tragitto, e sono disponibili descrizioni di punti particolari, bivi, percorsi non segnati su carte geografiche, tratti da percorrere su terreni di proprietà privata.
Il delta del Po
Detto il “dolce gigante”, il Po, il fiume più lungo d’Italia, con i suoi 650 chilometri attraversa la pianura Padana fino all’Adriatico, dove sfocia a delta, dando vita ad una delle più vaste zone umide europee e del Mediterraneo. Proteso nel mare come un triangolo con l’asse sul ramo centrale del Po di Venezia, esattamente sul 45° parallelo che è lo stesso di Torino e con i lati a nord lungo l’Adige e a sud lungo il Po di Goro, il Delta del Po è la porzione di territorio più giovane d’Italia. Infatti, quella caratteristica sporgenza della parte alta dello Stivale italiano ha iniziato a formarsi poco meno di 400 anni fa ed è in continua evoluzione.
Il Delta del Po Veneto si estende per 786 chilometri quadrati, di cui oltre 160 sono valli e lagune. L’estensione delle aree protette del Parco è di 120 chilometri quadrati. Sono 9 i comuni interessati, tutti in provincia di Rovigo: Adria, Ariano nel Polesine, Corbola, Loreo, Papozze, Porto Tolle, Porto Viro, Rosolina, Taglio di Po, con un totale di oltre 73 mila abitanti dell’intera area del Delta.
Il clima autunnale nel Delta del Po è per certi versi caratteristico di questo territorio. Gli ambienti umidi favoriscono un fenomeno tipico della Pianura Padana: la nebbia, che fortunatamente in questi ultimi anni è meno frequente, e permette nelle belle giornate di apprezzare il tipico paesaggio rurale del Delta del Po. Per chi non conosce il Polesine, l’ambiente che si trova di fronte da un senso di disorientamento: gli ampi spazi piatti, in cui a volte a fatica si distingue una casa o un piccolo centro abitato all’orizzonte, sembrano ancora più dilatarsi dopo il raccolto a fine estate del mais, della soia o del grano. Di notevole interesse per gli appassionati di birdwatching è il Parco Regionale Veneto del Delta del Po Poiana: ai bordi delle strade, sui pioppi è facile vedere posati gheppi o poiane, mentre sulle rive del Po e dei canali aironi e garzette aspettano di pescare qualche piccolo pesce. Una pianta tipica di questo periodo è la salicornia veneta, si trova ai margini delle lagune, dove la salinità del suolo supera l’1%, tra ottobre e novembre assume un colore rosso intenso. In autunno in alcune zone umide della sacca di Scardovari, all’Oasi di Ca’ Mello e nella laguna di Caleri, sono uno spettacolo naturale, sicuramente da vedere.
Emilia Romagna
Gran parte del territorio (il 48%) è occupato da una vasta sezione della Pianura Padana; la restante superficie comprende, in parti quasi eguali, una fascia montuosa e una collinare. Il Po, che percorre tutto il confine della Lombardia eccetto che in corrispondenza della provincia di Mantova, riceve lungo il suo tragitto verso la foce una serie di affluenti come il Taro, la Secchia, il Trebbia e il Panaro, che contribuiscono ad aumentare la sua portata che sarà massima a Pontelagoscuro, in provincia di Ferrara.
Dopo la confluenza del Panaro il Grande Fiume comincia a lambire Ferrara sul confine col Veneto, in provincia di Rovigo, dove inizia il Polesine, la terra compresa fra il basso corso dei fiumi Adige e Po fino ad arrivare al mar Adriatico.
Qui il fiume si apre a ventaglio e inizia l’ampio delta del Po, che arriva a coprire una superficie di 380 km2, dividendosi in cinque rami principali – Po di Maestra, Po della Pila, Po delle Tolle, Po di Gnocca e Po di Goro – e 14 bocche. Il Grande Fiume sfocia quindi nel mare Adriatico, attraversando territori appartenenti ai Comuni di Ariano nel Polesine, Goro, Porto Tolle e Porto Viro. La città di Ferrara non è attraversata dal Po bensì da un ramo secondario del delta, il Po di Volano. Sappiamo che l’unica città attraversata dal Po è Torino, tuttavia anche in Emilia Romagna il fiume raggiunge le province di Parma, Piacenza, Reggio – Emilia e ovviamente Ferrara.
Il Delta del Po comprende le aree naturali protette istituite nel territorio geografico di riferimento: il Parco Regionale del Delta dell’Emilia Romagna e quello del Veneto. Il Delta del Po, per il suo grande valore dal punto di vista faunistico e floristico, è stato anche dichiarato patrimonio dell’umanità dall’Unesco. Un’escursione al Delta del Po merita senz’altro, è possibile anche la navigazione, per assaporare appieno tutto ciò che queste terre hanno da offrire. Difficile immaginare l’Emilia Romagna senza il Po. Anche se qui il fiume più lungo è il Reno, il Po è il fiume che ha dato vita alla Pianura Padana, che vede scorrere fiumi e affluenti fino alle Valli di Comacchio, che vede affacciarsi l’arte e la cultura delle città e i paesaggi pianeggianti e collinari dell’Appennino.
Lombardia
Il territorio lombardo si caratterizza per la ricchezza del patrimonio artistico delle sue città, testimoni di secoli di storia e di cultura, paesi e centri d’arte, che hanno reso grande questa Regione e l’Italia intera. Ma all’importanza di questo territorio ha contribuito sicuramente anche il Po, che giunge dal Piemonte e accresce qui la sua portata grazie alle confluenze del Tanaro e del Ticino, oltre che degli altri affluenti di sinistra Lambro, Adda, Oglio, Mincio e fiumi minori. A sud di Pavia, con una portata di oltre 500m3/s, il Po inizia a fare spazio nel suo letto alle imbarcazioni, anche di grandi dimensioni.
Po di Lombardia, il portale della Regione che unisce le province bagnate dal Po tramite itinerari navigabili, ha proprio l’obiettivo di tracciare un filo conduttore tra le province di Pavia, Lodi, Cremona e Mantova, accomunate per ovvie ragioni geografiche da storie e culture loro tipiche. Paludi, lanche, golene, ma anche boschi, campagne coltivate e tutto il sistema di torrenti e canali rivestono un’importanza cruciale per tutti il territorio regionale e nazionale. Ma lo stesso Po che funge da conduttore fra queste province funge anche da linea di confine tra Lombardia ed Emilia Romagna per centinaia di km nella parte meridionale della Regione.
Al di sopra dell’area che comprende le province rivierasche si può trovare un ambiente completamente diverso da quello pianeggiante della parte meridionale; più si sale verso nord più ci troviamo in un fitto intreccio di fiumi e torrenti, emissari ed immissari dei Laghi di Garda, Como e Iseo per citare i maggiori, i quali a loro volta faranno confluire le loro acque nel Po.
Le Alpi che cingono dall’alto la Lombardia fanno da cornice ai meravigliosi paesaggi di laghi e fiumi immersi nelle montagne. Ventiquattro sono i parchi che la Regione ha deciso di tutelare e salvaguardare per via delle loro bellezze faunistiche e floristiche. Il Parco dell’Adamello, incastonato nelle Alpi Retiche, e il Parco dell’Alto Garda Bresciano con le caratteristiche rocce a strapiombo nel lago, sono anche oggetto di grande interesse europeo, dato che hanno ottenuto la Carta Europea per lo Sviluppo Sostenibile nelle Aree Protette. Già guardandola sulla cartina la Lombardia mostra la sua natura multi sfaccettata. Divisa quasi equamente in tre zone dall’alto al basso, con i laghi e le sorgenti dei fiumi al nord, tutto sembra muoversi verso sud, quando le acque di fiumi e laghi si riversano nel Grande Fiume.
Veneto
Grazie alle sue ricchezze paesaggistiche e ai patrimoni artistici e culturali, conta circa 60 milioni di presenze turistiche all’anno. A far salire questi numeri contribuisce per la maggior parte Venezia, ma anche le altre province sono senza dubbio portatrici di una cultura e di una storia uniche. Fra queste Rovigo, oltre che deliziosa cittadina, fa da sfondo alla zona del Polesine, il territorio compreso fra i fiumi Adige e Po fino all’Adriatico, comprendendo anche la parte meridionale della Provincia di Verona e parte del Comune di Cavarzere in Provincia di Venezia.
Dopo aver percorso il confine meridionale del Veneto il Po si dirige verso il grande delta, dove si divide in cinque rami principali. Quello che ci si trova davanti quando si va a visitare il delta del fiume è un luogo in cui natura e civiltà riescono a convivere splendidamente. La particolarità geografica della regione è proprio nei suoi confini: con le montagne che la delimitano a nord, i numerosi fiumi che scendono nel mare Adriatico alla foce del Tagliamento e al delta del Po e il mare che ne lambisce le coste. L’uomo nel corso dei secoli ha tenuto a regime le acque del fiume, ha bonificato i terreni e portato le sue tradizioni, ma non ha mutato l’aspetto originario di queste distese. Nell’area del Delta natura, storia, tradizione, cultura ed arte si intrecciano, mostrando agli occhi del visitatore un paesaggio esclusivo e sorprendente. Qui si trova la campagna, le valli da pesca, le lagune o le secche, gli argini popolati di ricca vegetazione e i tipici paleo alvei, tracce di alvei fluviali abbandonati dal corso d’acqua.
L’Ente Parco del Delta del Po del Veneto e altre associazioni organizzano itinerari navigabili e cicloturistici per ammirare le bellezze paesaggistiche di queste zone. Il delta del Po costituisce parco naturale e zona di interesse umanitario dell’Unesco, è considerato uno degli ambiti di maggior interesse avifaunistico d’Italia.
Piemonte
Nasce in Piemonte, ai piedi del Monviso il fiume Po, il più lungo e più importante d’Italia. Da qui sino alla foce, il Po trascina insieme alle sue acque antiche storie, tradizioni e paesaggi mozzafiato. Con i suoi 652 km di lunghezza attraversa quattro Regioni (Piemonte, Emilia-Romagna, Veneto e Lombardia) e 13 province rivierasche (in Piemonte Cuneo, Torino, Vercelli, Alessandria), bagnando 183 comuni.Il territorio piemontese è rappresentato per la maggior parte da zone montuose e collinari solo per un terzo da aree pianeggianti. E’ proprio dalle Alpi che nascono la maggior parte dei 141 affluenti del Po, che fanno crescere e sviluppare il Grande Fiume fino a fargli raggiungere la superficie di 71.000 km2, un quarto del territorio nazionale.
Dalle terre delle confluenze dei fiumi nel Po nascono oasi e parchi considerati spesso riserve naturali per la quantità e qualità delle risorse che offrono in termini di fauna e flora. E’ il caso ad esempio della confluenza del Sesia e del Grana, del Tanaro o di Garzaia di Valenza, quest’ultima unica colonia piemontese di nidificazione dell’airone rosso. Per salvaguardare e valorizzare i territori della zona fluviale, la Regione Piemonte nel 1900 ha istituito un Sistema di salvaguardia della Fascia Fluviale del Po, suddivisa nel tratto del Po cuneese, torinese e vercellese/alessandrino, a tutela dell’ecosistema fluviale.
Dalla sorgente di Pian del Re dove nasce a circa 2000 metri di altitudine, il Po sbocca in pianura dopo appena una ventina di km nella zona di Revello, costeggiando i territori della città di Saluzzo. A Torino il fiume, nonostante abbia fatto solo un breve tratto di strada, ha già una portata notevole che si attesta intorno ai 100 m3/s. Torino è l’unica grande città attraversata dal Po, dove scorre sotto sei ponti attraversando anche l’ormai celeberrimo Parco del Valentino. Passata la capitale sabauda, il Po, si dirige verso le propaggini del Monferrato giungendo alla piana di Vercelli. Imperdibile se si viene in Piemonte una visita alle risaie del Vercellese e della Lomellina, quando la piana diventa una distesa allagata, suddivisa in tanti quadri da piccole stradine.
Dalla confluenza del Tanaro prima e del Ticino dopo, il Po comincia ad avere dimensioni consistenti. Ma siamo in terre lombarde, a sud di Pavia e di qui in poi il Po diventa navigabile, sino alla foce. Il tragitto che il Po compie attraverso borghi, risaie e paludi non è semplicemente uno scorrere d’acqua. Il 40% del PIL del nostro Paese viene prodotto nel bacino del fiume. Il Po è natura e città, tradizione e futuro, è fonte inesauribile di risorse produttive, testimonianza delle storie che hanno unito l’uomo al fiume in maniera indissolubile.
L’Idrovia Padana
L’idrovia Fissero-Tartaro-Canalbianco, detta anche Fissero-Tartaro-Canalbianco-Po di Levante o Mantova-mare, è una via navigabile lunga 135 km che collega Mantova con il mare Adriatico attraversando la parte orientale della provincia di Mantova, un breve tratto della bassa veronese e tutta la provincia di Rovigo.
Il primo tratto, lungo 22 km, è costituito dal canale Fissero, dall’incile alla conca di Valdaro (presso il porto di Mantova) fino alla confluenza nel fiume Tartaro, poco prima della conca di Trevenzuolo (in comune di Ostiglia). Il secondo tratto, lungo 18 km, è costituito dal tratto finale del fiume Tartaro, dalla confluenza col Fissero fino alla conca di Torretta Veneta. Il terzo tratto, lungo 78 km, è costituito dal Canalbianco, un canale ricavato quasi totalmente da un paleoalveo del Tartaro; va dalla conca di Torretta Veneta fino alla conca di Volta Grimana. Il quarto tratto, lungo 17 km, è un canale ricavato da un antico ramo del delta del Po, chiamato Po di Levante; va dalla conca di Volta Grimana fino alla foce in località Porto Levante del comune di Porto Viro. L’idrovia permette la navigazione di natanti della classe V europea (1500-1600 tonnellate).
Dal 1938 fino alla seconda guerra mondiale fu dunque scavato un diversivo del Canalbianco presso Adria e furono costruite le conche di Governolo e Baricetta. I lavori ripresero nel 1961 con la sistemazione del tratto compreso tra l’incile e Trevenzuolo e successivamente nel 1985 con la costruzione delle conche di Trevenzuolo, di Torretta, di Bussari (in comune di Bosaro) e di Canda. Entro il 1994 gran parte del tratto era stato nuovamente sistemato per permettere la navigazione ai natanti della classe V europea. Gli ultimi lavori hanno riguardato l’armamento della foce, terminato nel 2000, e il rialzo di alcuni ponti, terminato nel 2001.
La linea navigabile Mantova – Venezia, costituita dai canali navigabili Fissero – Tartaro – Canalbianco – Po di Levante e Po – Brondolo realizzata per la navigazione commerciale è anche una straordinaria autostrada d’acqua a disposizione dei diportisti: dal cuore della Pianura Padana, percorrendo decine di chilometri e attraversando gradevoli campagne e centri urbani, si arriva al mare attraverso il canale navigabile Po – Brondolo alla laguna veneziana e quindi a Venezia.
Il Canale Navicelli: tratta Pisa – Livorno
Il canale dei Navicelli è un canale realizzato fra il 1563 e il 1575 che collega Pisa con il porto di Livorno. Prende il nome dai cosiddetti navicelli, caratteristiche imbarcazioni toscane di modeste dimensioni, utilizzate per il trasporto di merci provenienti dalla pianura pisana, dal lago di Bientina e dall’area di Empoli, essendo l’Arno al tempo navigabile fino a Porto di Mezzo.
A breve termine è prevista la riapertura del collegamento Arno-canale, per rendere nuovamente possibile la navigazione per le imbarcazioni (anche da diporto) provenienti dal fiume. E’ stata auspicata la totale riapertura del tratto “storico” pisano, il cui recupero rappresenta un’ipotesi di grande interesse storico-ambientale, grazie anche alla possibilità di istituire un servizio di battelli turistici sul modello di molte città europee. Attualmente il canale, ferma restando la sorveglianza da parte dell’Ufficio dei fiumi e fossi, è gestito dalla società pubblica Navicelli S.p.A., che si occupa di curare la logistica relativa ai diversi insediamenti industriali presenti e dello sviluppo del canale stesso.
Il vecchio canale dei Navicelli, oggi classificato idrovia, è largo 35 metri ed ha un pescaggio di 3,50 metri (mediomare), per cui possono navigare natanti fluviomarittimi con stazza fino a 1.200 tonnellate, lunghezza massima di 90 metri, pescaggio fino a 2,60 metri e velocità non superiore a 6 nodi. Ha un andamento rettilineo per 6 miglia nautiche, da Pisa alla curva del scolmatore dell’Arno, al quale si affianca piegando ad angolo retto verso il mare, per poi confluire nello stesso canale tra Calambrone e il porto di Livorno. L’accesso al mare per i natanti avviene proprio attraverso il porto labronico, lambendo quindi le banchine della Darsena Toscana e l’antica torre del Marzocco. Dal porto, presso la centrale termoelettrica Marzocco, il canale arriva alla Dogana d’acqua, entrando nel centro di Livorno: questo tratto è navigabile soltanto per le piccole imbarcazioni da diporto.
Tra Pisa e Livorno, lungo le sponde del canale, esistono alcuni cantieri navali e di grossa carpenteria metallica che, grazie alla vicinanza della via d’acqua, possono trasportare i grossi manufatti (serbatoi-distillatori) fino al porto di Livorno. All’interno dei cantieri navali, situati lungo il Canale, vengono realizzate imbarcazioni/navi da diporto in acciaio di lunghezza > 40 mt. e imbarcazioni da diporto in resina fra 25 e 40 mt. allestiste e motorizzate.
La Spa Navicelli di Pisa, in collaborazione con la Società Cooperativa «Il Navicello» di Pisa, ha attivato dal mese di Novembre 2011 il servizio mini tour in battello sul Canale dei Navicelli. La via d’acqua scorre adiacente al Parco Naturale di San Rossore Migliarino Massaciuccoli, caratterizzato dalle peculiarità paesaggistiche e floro–faunistiche tipiche del territorio pisano; sull’altra sponda del canale sorgono invece i cantieri navali, di fama internazionale, di cui si possono osservare gli yacht prodotti ormeggiati in acqua. Inoltre, adiacente al Canale scorre la pista ciclabile che ha una lunghezza complessiva di circa 17 km, segue integralmente l’idrovia ed è completamente pianeggiante.
Nel mese di Ottobre 2013, in collaborazione con la Società Cooperativa «Il Navicello» di Pisa, Top 5 Viaggi e Treno Pisa Tour Srl, ha stipulato un accordo con il Tour Operator «Trumpy Tours Srl», che prevedeva nei mesi di Novembre/Dicembre 2013 e Gennaio/Marzo 2014, ogni lunedì, mini tour per i passeggeri delle navi crociere che fanno tappa al porto di Livorno: i turisti giungevano quindi in Darsena Pisana attraverso una piacevole gita in battello tra storia e natura lungo il Canale dei Navicelli.
Con la prossima apertura dell’antico collegamento tra il Canale dei Navicelli e il Fiume Arno, si completerà il circuito navigabile pisano che permetterà di raggiungere il centro di Pisa in battello. Sul fiume Arno, inoltre, è attivo già da anni il servizio di tour in battello, che collega il nuovo Porto di Pisa con il centro città.
Infine, la S.p.A. Navicelli di Pisa, in collaborazione con PisaMo Spa, Comune di Pisa e Comune di Cascina, sta studiando un progetto per collegare tutta la zona dell’ansa del fiume Arno (da Cascina a Pisa) attraverso un battello elettrico capace di raggiungere il centro città di Pisa in soli 20 minuti, mirando così ad una mobilità alternativa ed ecosostenibile per i cittadini.